Tag

, , ,

Tempo di lettura: 10′, mettetevi comodi 😉

Trieste ha bisogno di futuro, e il futuro si costruisce solo con persone capaci e dotate degli strumenti giusti. Ecco dunque una proposta per organizzare la prossima Giunta comunale con deleghe e principii organizzativi capaci di fare davvero la differenza.

Le elezioni comunali di Trieste si terranno il 3 e 4 ottobre 2021. Urge allora una riflessione su come progettare la prossima Giunta comunale per far fare a Trieste quel salto verso il futuro che ancora manca in maniera drammatica.

Già, “futuro”: a Trieste è una parola poco di moda, che finora si è usata soprattutto pro-forma, per darsi un’aria chic e benpensante. Ma nella realtà dei fatti e dei comportamenti la città guarda quasi sempre all’indietro: ricorda gli antichi fasti dell’impero austroungarico, si duole dei drammi e degli scippi che il ‘900 le ha inflitto, ma ha poca capacità (o voglia?) di proiettarsi, di immaginarsi in questo luogo denominato “futuro”.

Quando a Trieste si dice di voler “progettare il futuro”, poi in concreto si punta tutto su un singolo comparto (ieri il turismo, oggi il porto), una singola iniziativa (ieri il Parco del Mare, oggi il Mercato Coperto), una singola etichetta (tipo “Trieste città della scienza”, suona bene vero?).

Alla fine però manca sempre un disegno globale che porti la città a ridiventare davvero il polo produttivo, sociale e culturale del bacino Alpe Adria.

Abbiamo eccellenze che non riescono ad andare a sistema, rinchiuse come sono dentro enti di ricerca scientifica poco o nulla raccordati col territorio.

Abbiamo una enorme prospettiva di rilancio data dal riuso di Porto Vecchio, che però non riusciamo a cogliere per la mancanza di un progetto complessivo capace di attrarre davvero a sé i tanti investitori e i grandi capitali necessari a un’impresa così ampia, e nemmeno gli importanti finanziamenti in arrivo col Recovery Fund saranno sufficienti a questo scopo: per risanare e rilanciare completamente un’area così vasta e così critica serviranno almeno dieci volte i denari già stanziati e quindi va capito che il ricorso a una partnership – probabilmente internazionale – sarà d’obbligo.

Abbiamo una potenzialità turistica che stiamo sfruttando molto parzialmente perché non sappiamo creare un unico sistema del turismo con il Friuli, il Veneto orientale e la Slovenia.

Abbiamo siti produttivi in posizione strategica vuoti e da riutilizzare, ma purtroppo nel resto d’Italia non lo sa quasi nessuno tra quelli che potrebbero avere l’interesse e le risorse per insediarvisi.

Abbiamo storiche ferite del passato da ricucire e vecchie e nuove solidarietà da riannodare, ma tra noi quattro gatti – siamo un quindicesimo della città metropolitana di Milano! – continuiamo spesso a guardarci in cagnesco, a disperdere progetti e risorse in mille rivoli destinati a mille parrocchie. E così alla fine non ne esce mai niente di veramente grande.

E allora serve una squadra!

Serve una squadra di persone capaci e guidate da principi organizzativi forti che possa sostenere con grande professionalità e impegno l’azione amministrativa del prossimo Sindaco di Trieste, chiunque egli sarà e a qualunque schieramento apparterrà.

Guardate che non è un discorso di poltrone e di vecchia politica di palazzo, anzi qui siamo all’opposto delle poltrone! Perché le cose succedano davvero servono infatti persone motivate e dotate degli strumenti giusti. Serve una iniezione di managerialità organizzativa a una struttura come la Giunta che invece in passato è stata troppo spesso mera rappresentazione dei diversi pacchetti di voti che hanno portato alla vittoria elettorale. Secondo me questo è un approccio sbagliato perché per “rappresentare i voti” c’è il Consiglio Comunale, mentre invece la Giunta è un apparato con una fortissima componente tecnica e deve essere capace di far succedere le cose che la politica ha deciso.

Ecco dunque nelle righe successive la mia proposta su come organizzare la prossima Giunta Comunale di Trieste: le figure da ricercare, le logiche organizzative, le deleghe. Non è un manifesto politico perché io sono un tecnico e la politica non è il mio mestiere, ma solo un insieme di idee organizzative che sono a disposizione di chi le riterrà valide e utili.

Competenze, competenze, competenze!

Per come la vedo io, l’assessore è un manager tecnico dotato anche di capacità politiche.

La complessità amministrativa e legislativa italiana è in continua crescita, mentre le deleghe da presidiare richiedono specifica competenza tecnica: se un assessore non vuol essere alla mercé dei dirigenti che dovrebbe sovraintendere – e guardate che può capitare – deve conoscere tanto le sue materie tecniche quanto il funzionamento della macchina amministrativa e delle complesse norme che ne sono alla base.

Dall’altro lato, se quell’assessore non vuol essere ostaggio dei consiglieri (di maggioranza o opposizione che siano) deve avere polso e visione politica in prima persona.

Nessuno qui sta suggerendo dei tecnici puri, che in passato hanno spesso fallito proprio perché erano privi del punto di vista politico sui temi che amministravano. Ma non trovo nemmeno opportuno avere come assessori quei politici di lungo corso che passano con nonchalance dall’educazione all’ambiente, dai lavori pubblici alla solidarietà sociale (no, nessun riferimento a nessuno in particolare, non è questo lo scopo di queste righe e lo scrivo a scanso di ogni equivoco o interpretazione maliziosa).

Siamo nel 2021 e il mondo di oggi è sempre più tecnico: servono dunque dei “signori professionisti” davvero preparati nelle materie che andranno a presidiare, e che abbiano altrettanta sensibilità e visione politica. Una sintesi non facile da trovare.

Assessori: eletti o non eletti?

Negli anni scorsi la cattiva politica – quella che vive pilotando con informazioni errate i propri stessi elettori – ha raccontato a più riprese che solo chi è stato eletto in Parlamento o in Consiglio avrebbe poi “diritto” di fare il ministro o l’assessore. La motivazione starebbe nel fatto che solo chi è stato legittimato dal voto popolare può occupare cariche di governo. Senonché…

Senonché questa idea distorsiva non trova riscontro né in Costituzione (per i ministri) né nelle leggi di funzionamento di Regioni ed Enti Locali (per gli assessori). Poiché i ruoli di governo nazionale e locale presuppongono una capacità tecnica, è facoltà del Primo Ministro/Presidente di Regione/Sindaco nominare le figure che ritiene più adatte al ruolo e al programma che essi saranno chiamati ad attuare. Ecco, questo va ricordato per affermare a chiare lettere che nella nuova Giunta sarà legittimato a presenziare SIA chi è stato eletto in Consiglio Comunale, SIA chi invece non si è nemmeno candidato alle elezioni ma secondo la valutazione del Sindaco eletto abbia le capacità per ricoprire quel ruolo. Qualsiasi altra interpretazione o strumentalizzazione della figura assessorile va respinta come distorsiva: che dunque il nuovo Sindaco abbia il coraggio di scegliere persone davvero capaci e impegnate invece di premiare col ruolo assessorile i candidati acchiappavoti, o al contrario dare il contentino a quelli che sono rimasti fuori dalla spartizione del potere perché di voti ne hanno presi pochini.

Ribaltare le deleghe esistenti? Nessun problema!

Se vogliamo ottenere risultati nuovi non possiamo giocare con le regole vecchie.

In passato le deleghe-chiave all’interno della Giunta sono rimaste sempre più o meno le stesse, con solo qualche “guizzo di fantasia” su temi particolari ad alta visibilità mediatica attribuiti di volta in volta per motivi forse più politici che realmente gestionali.

Quel vecchio sistema di deleghe tra l’altro mappava abbastanza precisamente 1:1 le competenze dei dirigenti apicali del Comune di Trieste, in modo che ciascun assessore costituisse il terminale politico di una ben preciso pezzo di organigramma, di macchina amministrativa.

I cambiamenti intervenuti nella struttura organizzativa del Comune in questi ultimi anni sono però tali da rendere ormai improponibile, e soprattutto inefficiente, questo metodo: i dirigenti apicali e le Aree organizzative da loro coordinate si sono ridotti considerevolmente, per cui non ha più alcun senso voler distribuire deleghe assessorili in base all’organizzazione dell’Ente.

È allora assai più efficace partire dalle idee gestionali tipiche della visione, dal programma, e distribuire poi le deleghe sulla base di ciò che si vuol davvero fare: le deleghe dovranno insomma riflettere la vision amministrativa che si vuol mettere in atto.

È proprio questo il ragionamento che sta alla base delle figure di assessore che verranno proposte di seguito. Leggiamole insieme.

1.      Assessore allo sviluppo economico e attività produttive, innovazione, progetti europei

Sta al numero 1 perché è la figura-chiave in una Trieste che soffre prima di ogni altra cosa sul piano economico: questo è “l’assessore con la valigetta”, la persona che avrà la responsabilità di far crescere l’economia della città andando a cercare dappertutto nel mondo le opportunità di vendere il “prodotto Trieste” e nel contempo a negoziare coi partner nazionali e internazionali, privati e pubblici, che qui vogliono investire.

È finito il tempo degli assessori seduti con fare presidenziale dietro a una scrivania lunghissima. Adesso serve una persona dinamica che:

  • sappia parlare il linguaggio del business con credibilità riconosciuta dagli imprenditori privati;
  • si ponga da pari a pari nel trattare futuri insediamenti produttivi quando incontra i top manager dei grandi gruppi;
  • sappia, giusto per fare un esempio, far rientrare quanti più dipendenti Generali possibile da Mogliano Veneto a Trieste, e più in generale pilotare operazioni di consolidamento aziendale in città;
  • sappia trovare autonomamente occasioni per nuovi investimenti industriali, portuali e turistici a Trieste e poi si attivi per portarli qui davvero, invece di aspettare che qualcuno “lo contatti perché interessato”;
  • sia capace di negoziare con successo toccate turistiche delle grandi navi, orari soddisfacenti dei treni veloci, numerosità e varietà di destinazioni per i voli su Ronchi. E questo anche se le leve infrastrutturali su questi temi stanno soprattutto in altre istituzioni e al di fuori della competenza comunale!

Ancora, serve qualcuno che abbia un inglese fluente per comunicare efficacemente quando va all’estero; qualcuno che capisca di scienza, di start-up, di innovazione e sappia parlare un linguaggio credibile e rispettoso coi professionisti che da sempre operano in questi campi.

Solo una persona così può farcela a rilanciare davvero l’economia di Trieste, perché guardate che è proprio il costante declino economico il primo e vero male di questa nostra splendida città. È proprio il declino economico che ha causato la inarrestabile emorragia che in cinquant’anni ci ha fatto perdere quasi un terzo di abitanti: è come se da Trieste fossero sparite, emigrate, morte, annientate una Pordenone e una Gorizia messe insieme!

Il trend demografico pesantemente negativo di Trieste può invertirsi solo se l’economia riparte, e perché questo accada non basta sperare in dieci bar, tre negozi di lusso e due navi bianche in più: non ci servono rondini ma un’intera primavera! Il compito di questo assessore sarà allora quello di cercare, presidiare, favorire e infine attuare tutte le possibili idee, azioni e sinergie che possano portare nuova e significativa crescita nelle attività produttive della città.

Turismo e commercio staranno a pieno diritto in questo assessorato: sono infatti attività economiche come tutte le altre, e come tali vanno gestite in una logica unica di sistema-città senza disperderle in altri assessorati.

Sarebbe vincente avere come assessore una persona che ogni lunedì mattina alle 9 incontri i commercianti per aiutarli a essere sempre più competitivi localmente e internazionalmente; che alle 10 incontri i ristoratori e albergatori per migliorare la ricettività, l’internazionalità e la qualità dei servizi che offriamo a chi viene a visitarci; che alle 11 vada a prendere un aereo per andare a discutere di un nuovo insediamento con qualche grande gruppo aziendale.

Per finire, questo assessorato dovrà reggere anche la progettazione europea e l’innovazione, ma per davvero: l’espansione economica passa anche dall’elevata capacità di attrarre fondi EU e relativi investitori, nonché da una vera innovazione. A Trieste non mastichiamo abbastanza di questi temi anche se ci piace far vedere il contrario, e allora serve qualcuno che sappia presidiarli attraendo poi dei tecnici capaci di far succedere le cose. Servono risultati concreti, non slides da presentare ai convegni: sul tavolo dell’Europa ci sono un mucchio di soldi, peccato non andarseli a prendere.

2.      Assessore ai lavori pubblici, urbanistica

È uno dei super-tecnici che secondo me ci vogliono: una persona che sappia davvero gestire l’aspetto futuro di Trieste coordinando gli interventi in materia di lavori pubblici con una visione globale dell’urbanistica abitativa e produttiva gestita dai privati.

Solo gestendo insieme lavori pubblici, sviluppo urbano e mobilità sarà possibile dar luogo a una visione di città integrata e coesa, senza che una delle componenti voglia fare sacrifici sulla pelle dell’altra. Serve un assessore dotato di visione, uno che sappia portarci verso un ambiente urbano armonioso, funzionale, bello e al contempo produttivo: una Trieste bella e vincente si disegna attorno a un’idea di città unica e forte, non a interventi-spezzatino.

La figura ideale dovrebbe essere quindi quella di un urbanista del XXI secolo che conosca bene le complesse norme dei lavori pubblici e del project financing, e che li sappia coniugare con una visione non velleitaria ma al contrario pragmatica e concreta di come diventerà questa città che deve per forza di cose rigenerarsi quasi totalmente: Trieste è infatti gravata da un patrimonio abitativo in gran parte vecchio e mai aggiornato, da insediamenti industriali oggi obsoleti e abbandonati da tempo, da “mostri di degrado” come Palazzo Carciotti per la riqualificazione dei quali finora nessuno ha trovato i tantissimi quattrini necessari.

E poi Trieste ha anche quell’enorme opportunità – e insieme enorme problema – che si chiama Porto Vecchio, sul quale nessuno ha ancora espresso una idea compiuta e integrata di recupero che sia dotata di reale fattibilità. Al netto di intenzioni e programmazioni sicuramente apprezzabili, manca un’indicazione realistica di dove andare a prendere i soldi e soprattutto da chi, perché deve essere chiaro che da soli non ce la facciamo a mettere a posto un’intera area così estesa, nonostante il Recovery Fund. Ecco, serve un assessore che sappia governare tutto questo: una sfida altissima.

3.      Assessore al bilancio, personale, patrimonio e partecipate

È l’altro super-tecnico che serve, l’assessore capace di governare tutto il complesso meccanismo di una macchina comunale da ben 2.300 dipendenti e 729 milioni di Euro di bilancio. Le norme di finanza pubblica sempre più stringenti e le risorse economiche da Roma sempre in calo rendono ogni anno più difficile l’equilibrio di bilancio.

Al contempo è in atto nel Comune di Trieste un importante turnover di personale che nel triennio 2021/23 causerà la sostituzione di circa un lavoratore comunale ogni dieci, dato che sono previste 232 nuove assunzioni a fronte di 186 pensionamenti.

Infine: il Comune ha da tempo avviato un’attività di dismissione di alcuni importanti aree e fabbricati, mentre di altri è prevista la riqualificazione. Si tratta di operazioni che hanno grossi impatti sul bilancio, e quindi in tale quadro è evidente che un professionista che sappia gestire tutti questi aspetti e farli quadrare tra loro è quantomai indispensabile.

Questo assessore avrà anche la responsabilità delle società a partecipazione pubblica perché esse vanno governate in un’ottica di unitarietà gestionale con l‘ente-padre: per le in-house la legge prevede addirittura il “controllo analogo”, ovvero lo stesso modello di gestione che si applica ai propri reparti interni.

Solo chi saprà reggere con fermezza il timone delle provate casse comunali, del suo patrimonio umano e immobiliare da rilanciare sarà in grado di traghettare Trieste verso le tante cose da fare, mettendo la sua professionalità e il suo invisibile ma indispensabile lavoro quotidiano a servizio del Sindaco. Lo scopo è sollevare il Primo Cittadino dalle preoccupazioni amministrative, gestionali e bilancistiche in modo da lasciargli tempo e concentrazione per l’effettiva guida della città. Un assessore che sappia fare questo è una ricchezza enorme per qualsiasi Sindaco, perché è in grado di mettergli a disposizione le risorse umane e materiali per attuare il suo programma. Cerchiamolo, diamogli la carica e non facciamocelo scappare.

4.      Assessore alla cultura, condizione giovanile e coesione sociale

La cultura è benessere, cibo per l’anima, motore della comunità cittadina. Talvolta però in Italia si sono usati gli assessorati alla Cultura come dei piccoli Minculpop, macchine per dare voce (e lavoro…) solo agli artisti “amici”, per organizzare mostre e iniziative su temi sfruttabili per fini elettorali, per compiacere la propria parte di elettorato. Si è usata insomma la cultura nel modo esattamente opposto a come si dovrebbe fare: per dividere.

Trieste soffre ancora delle opposte ferite del Novecento e ha bisogno di pacificazione. Troppo spesso si è preferito invece dar luogo a iniziative ideologiche di nessuna efficacia nel creare benessere e coesione sociale.

In questo quadro si è anche pensato pochissimo alla condizione giovanile perché non si è puntato davvero a far crescere un clima culturale in grado di nutrire chi ha meno di trent’anni. Rispetto alla vicina Lubiana, Trieste è molto meno vivace nel campo delle nuove culture, delle iniziative che coniugano spettacolo e tecnologia, musica e arti visive, street-art e aggregazione. E se i giovani non si sentono rappresentati dal tessuto socio-culturale della città, state sicuri che appena possibile se ne andranno via.

Per questo sogno un assessore alla cultura capace di mettere insieme il concerto di stile asburgico al Teatro Verdi con una continua serie di eventi grandi e piccoli  mirati alla musica elettronica e alla performance giovanile. Stimolerà la creazione di un cartellone teatrale innovativo e di alto profilo, in grado di portare più triestini a teatro e di attrarre turisti con la sola forza dell’offerta culturale. Sogno un assessore dalla mentalità cosmopolita e proiettata nel futuro, che non porti a Trieste mostre di gente che appende sassi al soffitto ma invece un caleidoscopio di iniziative in ogni mese dell’anno in cui la città e in particolare i suoi giovani si sentano coinvolti davvero.

Sogno un assessore giovane, che sia espressione del futuro e non del passato polveroso di Trieste. Per i giovani di oggi non ci sono bianchi o neri, etero o gay, residenti da sempre o immigrati di seconda generazione da guardare con sospetto, normodotati o disabili: ci sono solo persone. Oggi più che mai dunque la cultura deve pacificare, parlare con una società multidimensionale, essere inclusiva. Sarà compito di questo assessore disegnare politiche culturali che sempre di più contribuiscano a questo modello sociale. L’unico che possa farci crescere, guardare avanti, attrarre nuova popolazione anche creando un clima culturale effervescente. Lo stesso che si respirava a Trieste a inizio Novecento!

5.      Assessore alla trasparenza, innovazione civica, attuazione del programma

Quante volte avete letto commenti su Facebook come “Tanto i governanti sono tutti uguali, è tutto un magna-magna”?

Questo è il segno più triste e evidente che oggi la politica ha grossi problemi di credibilità e deve ristabilire un rapporto con la cittadinanza basato sulla fiducia, sui risultati concreti, sulle promesse mantenute e dimostrate. E allora serve una persona della Giunta che dedichi tutto il suo tempo lavorativo a parlare coi cittadini nel modo che si usa nel 2021: chiaro, bidirezionale, immediatamente accessibile attraverso Internet e i Social Media, basato su fatti e numeri.

Questo assessore userà strumenti informatici automatici per dimostrare la realizzazione del programma, caricando numeri e Stati Avanzamento Lavori in una piattaforma web che sia consultabile 24/7 da chiunque per vedere cosa è stato fatto di quanto promesso al momento del voto, di come sta andando ogni singolo progetto in cui il Comune si è impegnato.

Questo stesso assessore dovrà essere punto di contatto tra cittadini, Sindaco, Giunta e strutture comunali in modo che sia possibile far arrivare velocemente e in maniera tracciata sia la singola lamentela individuale per una buca stradale che la petizione di migliaia di cittadini sui grandi temi. L’innovazione civica è il nuovo strumento attraverso il quale i cittadini alimentano la vita amministrativa della città con le loro idee e iniziative: serve chi sappia ascoltarli, coinvolgerli, prendere le loro idee più meritevoli e trasformarle in progetti da portare a compimento.

Le recenti vicende politiche ed elettorali, italiane e mondiali, dimostrano come i cittadini vogliano sempre di più essere coinvolti e informati della gestione pubblica: i tempi delle cambiali in bianco alla politica sono finiti e questo assessore sarà una figura-chiave di una Giunta che voglia davvero essere vicina nelle emozioni, nei bisogni e nei risultati ai cittadini che amministra.

6.      Assessore alle periferie, Carso, coesione territoriale, sport

Un’altra figura-chiave: troppo spesso si dice “Trieste” ma in realtà si pensa solo al salotto buono della città, a quella ristretta area che sta tra via Torino, piazza Unità e via San Nicolò.

Appena arrivi a piazza Goldoni però, oppure ai margini del Viale XX Settembre, a Chiarbola, a San Giacomo, lì la città cambia: ti si apre davanti la “nuova Trieste” fatta di desertificazione commerciale, nuove realtà portate dall’immigrazione, invecchiamento non gestito degli edifici e delle strutture. E allora ti spieghi il voto di discontinuità espresso alle Comunali del 2016 soprattutto dalle periferie, il calo demografico e i crescenti episodi di disagio sociale. Il Carso poi sembra direttamente “non esistere” nei piani e nei pensieri della città.

Qui serve qualcuno capace di riannodare i fili, ripensando questa città in termini di animazione delle periferie attraverso interventi di riqualificazione urbanistica, abitativa, sociale e culturale diffusi, attraverso un approccio poli-centrico tra i rioni. Questa persona saprà anche impiegare lo sport e le manifestazioni culturali come motore di coesione di tutto il territorio cittadino, per rendere vivo, attivo e attrattivo ogni angolo di Trieste.

Penso a una persona capace di passare un giorno alla settimana in giro per l’altopiano, un altro giorno nei rioni da sempre operai, uno nella periferia Est (Valmaura, Altura, Borgo San Sergio) che è la zona di Trieste ove il tasso di natalità supera ancora quello dei decessi. Penso a un costruttore di alleanze e iniziative, che sappia dialogare con le persone che incontra, ma anche poi con gli uffici tecnici comunali per “far succedere le cose” lì dove servono. Penso a un assessore che abbia voglia di lavorare continuamente fianco a fianco con le Circoscrizioni Comunali per renderle davvero motore del decentramento amministrativo della città, e non solo piccoli parlamentini rionali.

Penso a una persona che un giorno alla settimana vada all’obelisco di Opicina e, guardando giù, ricordi che Trieste è quella che si vede da lì, ma anche quella carsica alle sue spalle.

Bisogna renderla viva e funzionale tutta.

7. Assessore alla transizione ecologica e trasformazione digitale

Il tema della transizione ecologica è diventato centrale nelle agende degli ultimi due governi nazionali ed è ancora più strategico in un’ottica di ripresa post-emergenza Covid e impiego del Recovery Fund che esplicitamente prevede la sostenibilità ambientale. Stanno arrivando importanti finanziamenti e risorse sui territori, ma il loro impiego deve essere rispettoso dell’European Green Deal. Se dunque all’interno del governo nazionale è necessario che qualcuno sovraintenda alla transizione ecologica, io ritengo necessario che una competenza analoga sia presente anche all’interno della Giunta comunale.

Non si tratta di creare in seno al Comune un inutile e depotenziato doppione di una struttura ministeriale solo per darsi un’aria “green” senza tuttavia avere leve reali su sui agire. Al contrario, serve presidiare attivamente Il territorio di Trieste su temi di diretta competenza della macchina comunale e raccordare tale presidio con le norme e le iniziative di livello nazionale. Trieste infatti:

  • presenta importanti aree produttive da riqualificare;
  • possiede un patrimonio abitativo vecchio da aggiornare e rigenerare in termini di sostenibilità energetica;
  • deve pensare ai propri futuri impegni urbanistici e industriali in un’ottica di zero-consumo di suolo, specie nell’attuale situazione di popolazione residente in continuo calo;
  • deve migliorare il suo approccio con la raccolta differenziata e la gestione dei rifiuti;
  • deve sviluppare ma soprattutto mettere in pratica un proprio modello di mobilità urbana a basse emissioni di CO2 ed essere capace di portare in tempi brevi il Comune di Trieste all’interno del “Piano Nazionale per la mobilità elettrica” per diffondere davvero anche nella nostra città questo metodo di trasporto.

La transizione digitale è un altro importante tassello per una città più “verde”: il tema delle smart-city che era tanto di moda negli anni ’10, oggi è già dato per scontato nelle società più avanzate, ma la crisi-Covid ha brutalmente evidenziato che il digitale può davvero risultare efficace per:

  • ridurre la mobilità lavorativa non direttamente produttiva (riunioni, attività d’ufficio, ecc…);
  • integrare il trasporto locale nella filiera scolastica e in quella economica di produzione;
  • mettere in rete le istituzioni pubbliche con le aziende private;
  • sostenere e anzi moltiplicare le occasioni di attrattività turistica attraverso Internet.

Serve dunque in Giunta un assessore che “mastichi” questi temi e li sappia agire in maniera trasversale con i colleghi dello sviluppo economico, dell’urbanistica e del bilancio. L’obiettivo è armonizzare ogni intervento a potenziale impatto ambientale con un modello di sviluppo sostenibile e un adeguato presidio delle fonti di finanziamento. Non è un’attività semplice ma al contrario richiede elevate e specifiche competenze tecniche. Sicuramente un esperto di questi temi è difficile da trovare, ma l’evoluzione delle città europee del futuro passa necessariamente attraverso il possesso di simili know-how.

8.      Assessore all’educazione, università e ricerca

Oltre alla gestione dell’ordinaria amministrazione (gestione edilizia scolastica, mense, sicurezza), due nuove aree dovremo chiedere di sviluppare a questa figura: 1) la progettazione di un nuovo modello scolastico triestino che sposi le istanze di una futura società inclusiva, sostenibile e carbon-neutral, e 2) il raccordo del Sistema della ricerca alla città, raccordo fino a pochi anni fa del tutto assente e ancor oggi non sviluppato a sufficienza.

Riguardo al primo tema, anche i cittadini più restii ai cambiamenti dovranno accettare che il modello della società attuale – nata nel secondo dopoguerra sulla scia del boom economico e della dilagante industrializzazione – non è ormai più sostenibile. Questo modello non è più attuale e sta creando enormi tensioni sociali, impatti ambientali dai pesantissimi riflessi futuri, derive comportamentali improntate a un consumo egoistico di risorse e di territorio. La stessa Agenda 2030 delle Nazioni Unite evidenzia come il percorso verso la sostenibilità e la transizione ecologica passi necessariamente attraverso un nuovo modello economico che tenga primariamente conto di questi temi, ed è dunque indispensabile che tale nuovo modello venga coltivato sin dalle fasi della prima formazione.

La ristorazione scolastica sarà la prima area su cui intervenire con immediatezza, garantendo la possibilità di pasti basati anche su scelte vegetariane, a basso consumo d’acqua per la loro produzione e più in generale sostenibili (anche nel packaging). Questa nuova educazione alimentare, da proseguire poi anche in classe, diventerà paradigma di responsabilità degli studenti anche nella loro futura vita adulta.

La cittadinanza digitale andrà introdotta e coltivata sin dall’inizio del ciclo scolastico con apposite iniziative, contribuendo a formare giovani cittadini che da un lato siano consapevoli dei grandi rischi presenti nella rete Internet (pedofilia, discriminazione, comportamenti autolesionistici, disinformazione) ma dall’altro siano pienamente capaci di cogliere tutto ciò che il mondo digitale può offrire loro di positivo e utile.

Inoltre, attraverso un modello di stare a scuola meno nozionistico e più radicato nel patrimonio storico-culturale della città e di tutto il suo retroterra europeo, il nuovo Assessore stimolerà la creazione di esperienze scolastiche in grado di sviluppare un atteggiamento ugualmente attento alla storia del passato e alle potenzialità future di una Trieste ecologica, in sintonia col suo mare, inclusiva, aperta all’arte e culturalmente vivace.

Riguardo al secondo tema, quello del raccordo tra sistema della ricerca e la città, il nuovo Assessore avrà cura di promuovere un nuovo modello che sistematicamente e con continuità faccia incontrare esponenti di Area, OGS, INAF-Osservatorio Astronomico, Sincrotrone, SISSA, ICTP e le altre realtà di ricerca del territorio con gli allievi delle scuole triestine. È fondamentale che i ragazzi capiscano sin da subito la portata del sistema scientifico triestino, e magari orientino le loro scelte formative future per entrare a farne parte.

Andranno anche promossi strumenti di raccordo costante con le categorie produttive: si pensi a un tavolo permanente tra Sistema della ricerca, Assindustria e sistema portuale per organizzare ricadute produttive, iniziative di trasferimento tecnologico, progetti congiunti di digitalizzazione e industrializzazione.

Infine andrà costituito un raccordo stabile con le categorie della ristorazione e della ricettività alberghiera, in modo che i tanti scienziati e ricercatori provenienti da fuori città abbiano un panorama chiaro e amichevole di tutte le opportunità di svago, integrazione con la cultura alimentare locale e alloggio presenti a Trieste. In una parola, occorrerà dar loro la possibilità di vivere la città, anche al di fuori dei laboratori di ricerca e dell’orario di lavoro, e per farlo servirà un’azione pubblica di accompagnamento alle lingue straniere e alle culture straniere da parte di chi gestisce ristorazione e ricettività.

9.      Assessore alle politiche sociali

Il tema delle politiche sociali è molto ampio, nel senso che ampio è lo spettro di intervento di un simile assessorato: situazioni di disagio familiare, disabilità, immigrazione irregolare, anziani senza assistenza. E allora, senza pretesa di reinventare la ruota in questo già lungo articolo, lasciatemi dire una cosa soltanto: il nuovo Assessore alle politiche sociali dovrà seguire tutti questi filoni di azione nessuno escluso e senza discriminazione di nessuna categoria di assistiti, e nel farlo dovrà adottare un rigore “svizzero”. Per questo ci aspettiamo da lei/lui tre cose:

  1. Non dovrà permettere che l’ideologia (di destra o di sinistra, non importa) “scelga” chi ha diritto all’assistenza e chi no. Troppo spesso in passato si è data priorità all’una o l’altra categoria di persone in difficoltà a seconda dell’elettorato di riferimento, ma nella realtà dei fatti chiunque si trovi in una situazione di fragilità ha bisogno e diritto a un supporto. Non siamo più nei tempi in cui una parte supportava soprattutto gli immigrati e l’altra soprattutto le famiglie numerose con “pedigree” rigorosamente locale: una società equilibrata e inclusiva supporta tutti secondo il loro bisogno reale, altrimenti si creano degli squilibri che poi nel tempo vanno a costituire altrettante bombe a orologeria.
  2. Dovrà vigilare che gli aiuti vadano a chi ne ha realmente bisogno: tra i beneficiari si nascondono anche veri e propri “professionisti” dell’assistenza pubblica, figure che conoscono alla perfezione ogni sfumatura dei regolamenti e delle leggi che governano l’erogazione dei contributi, e li strumentalizzano a proprio uso e consumo. Vi sono persone che “dimenticano” sistematicamente il pagamento di rette scolastiche e ticket, che percepiscono contributi anche quando non spettanti, che alterano sistematicamente la propria posizione ISEE per trarne agevolazioni indebite. Bene, il nuovo Assessore alle politiche sociali dovrà mettere in atto costanti misure di verifica per far sì che i furbetti vengano scoperti e sanzionati, mentre i contributi e i supporti sociali vadano a chi ne ha effettivamente bisogno. È un lavoro di bonifica enorme, ma va fatto perché i fondi sono limitati e perché i cittadini onesti lo chiedono a gran voce.
  3. Dovrà pensare a supportare anche una categoria che da sempre “vola sotto i radar”, quella degli over-50 espulsi dal mercato del lavoro. Vi è infatti una fetta importante di lavoratori che hanno perso il lavoro in età avanzata, e poi non riescono più a trovarne un altro se non magari robette dequalificanti, pagamenti in nero e un universo di precarietà quando va di lusso. A questa fascia di lavoratori il nuovo Assessore dovrà pensare obbligatoriamente, soprattutto per garantire la tenuta del tessuto sociale e familiare cui queste persone appartengono. Di loro quasi mai nessuno parla, per loro quasi mai nessuno fa nulla, ed è ora di invertire sonoramente la tendenza se davvero non vogliamo lasciare nessuno indietro.

10.  Assessore alla polizia locale, sicurezza, protezione civile, grandi eventi

Questo è uno di quegli incarichi di governo locale sui quali non ci sono modelli particolarmente innovativi da proporre: la sicurezza, il presidio del territorio, la gestione del traffico e quella della protezione civile devono essere condotti in maniera efficace e ferma, e questo è quanto. Eppure anche qui servirà una forte sensibilità sociale perché la Trieste di questi primi anni ’20 sta evidenziando problematiche di convivenza che credevamo tramontate con gli anni ’70 del secolo scorso.

Alcuni fenomeni di conflittualità legati alla cosiddetta “movida” richiedono il ripensamento del patto di solidarietà e collaborazione tra Comune, gestori di locali, residenti e ovviamente il popolo della notte. Serve allora pensare a iniziative di coordinamento e sinergia tra la sicurezza amministrata dalla Polizia Locale e quella autogestita dai gestori dei locali, con l’instaurazione di forme di pianificazione e consultazione permanente che portino ciascuna delle due parti a farsi carico di una parte del problema. Penso a un clima di collaborazione fattiva in cui la Polizia Locale presidi i territori più frequentati di notte in maniera preventiva e non repressiva; i gestori potenzino l’isolamento acustico, i presidi di sicurezza e il rispetto delle norme sulla capienza; i residenti e i giovani partecipino a momenti di confronto e di comprensione delle reciproche esigenze invece di reiterare in eterno l’attuale muro contro muro.

Una forte sensibilità sociale presso questo assessorato servirà anche per rilanciare l’educazione stradale e coinvolgere i cittadini nel recupero di un rigore nella guida e nel parcheggiare che ultimamente a Trieste sembrano un po’ smarriti.

Infine, servirà una forte professionalità nel gestire in maniera ordinata ed efficiente i grandi eventi che auspicabilmente l’Amministrazione saprà portare a Trieste: bella la “rassicurante” Barcolana, ma la città non può vivere solo su di essa, su un singolo evento annuo. Concerti rock, tappe di programmi televisivi ed eventi teatrali di grande rilievo un tempo arricchivano l’attrattività di Trieste: sperando che l’emergenza-Covid finisca e si torni a vivere liberamente, bisognerà spendere forti energie per riportare da noi queste iniziative. E allora servirà un assessore ai grandi eventi capace di assicurare che essi filino via lisci come l’olio.